Enrico Piaggio - L'uomo della Vespa by Basilio Perri

Enrico Piaggio - L'uomo della Vespa by Basilio Perri

autore:Basilio Perri [Sconosciuto]
La lingua: ita
Format: epub
editore: Graphofeel
pubblicato: 2019-11-05T23:00:00+00:00


L’organizzazione di vendita

e la “strategia dell’appartenenza”

Enrico Piaggio si rese conto che occorreva fa conoscere il prodotto e le sue caratteristiche, individuando un modo per incontrare potenziali clienti in tempi rapidi: decise pertanto di appoggiarsi a una rete estesa di venditori già esistenti che potesse trainare anche la vendita della Vespa. Il compito di trovare un distributore venne affidato alla S.A.R.P.I. (Società Agenzia Rappresentanze Prodotti Industriali), una società rilevata durante il conflitto per traghettare il patrimonio familiare in caso di necessità.

Come primo tentativo, la S.A.R.P.I. offrì la commercializzazione della Vespa al conte Giorgio Parodi il quale, assieme a Carlo Guzzi, nel 1921 aveva fondato la “Società anonima Moto Guzzi”.

Il conte Parodi era pilota aeronautico e Carlo Guzzi un meccanico di aerei; entrambi erano appassionati di moto e di corse motociclistiche. Con questa offerta la Piaggio cercava di sfruttare il prestigio e la capillare rete di vendita e manutenzione della casa di Mandello, ma Giorgio Parodi declinò l’invito.

Circolarono diverse ipotesi sulle motivazioni che sarebbero state alla base del rifiuto: una di esse fu che Parodi non era convinto del piano imprenditoriale di Piaggio che prevedeva di vendere il nuovo mezzo a meno di 70.000 lire, cifra comunque importante nell’economia delle famiglie italiane appena uscite dalla guerra ma che non faceva intravedere il raggiungimento del punto di pareggio con i costi di produzione. Un’altra ipotesi riconduce il diniego a una probabile preoccupazione circa la concorrenza della Vespa nei confronti della motocicletta classica, prodotta dalla Guzzi, ipotesi che ha un ragionevole fondamento.

La Moto Guzzi, infatti, fin dal 1943 pensava a un veicolo economico per andare incontro al bisogno di mobilità della popolazione che, finita la guerra, si preparava ad un nuovo stile di vita. Si pensò ad una motoleggera con motore di cilindrata superiore a 50 cc e ruote alte. Nel 1945 furono già pronti i primi prototipi. Il modello definitivo fu commercializzato come Motoleggera 65 o Guzzino e fu lanciato nella primavera del 1946 ottenendo un discreto successo.

La S.A.R.P.I. al rifiuto della Guzzi non si scoraggiò e, per l’iniziale appoggio commerciale, si rivolse alla Lancia, un’azienda automobilistica torinese nata nel 1906, molto nota all’epoca e specializzata nella fabbricazione di veicoli di lusso. Il nuovo scooter fu così ospitato nelle concessionarie della Lancia.

L’accostamento del marchio Piaggio a quello Lancia, se da un lato permise di superare il problema della commercializzazione della Vespa, dall’altro lato rischiò di vanificare il messaggio di un prodotto di massa. La Lancia, infatti, fabbricava modelli costosi di alta qualità ma in numero ridotto, seguendo il modello europeo di produzione artigianale piuttosto che il modello americano di produzione di massa. Accostando quindi le vetture Lancia alla Vespa si rischiava di connotare anche la Vespa come un bene esclusivo, destinato a una élite, facendole inesorabilmente perdere l’immagine di scooter del “popolo” che Enrico Piaggio aveva tanto ricercato insistendo sul contenimento del prezzo di vendita pubblicizzato un po’ ovunque.

Il basso prezzo ufficiale di vendita della Vespa 98 – 55.000 lire per il modello “Normale” e 61.000 lire per la “Lusso” – trovò poco riscontro nella realtà del mercato.



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